18 Aprile 2016 ARTICOLI

Flavia Cavalero

La dottoressa Flavia Cavalero è psicologa e psicoterapeuta. Cura la parte “psi” del sito www.psicomamme.it, svolge l’attività nel suo studio in via Bruino, 3 a Torino e si occupa di psicoterapia individuale e di gruppo nell'ottica del raggiungimento e del mantenimento del benessere psicologico. Riceve su appuntamento, tel. 333/3628327

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Non voglio stare senza di te: mi viene l’ansia!

ansia da separazione nei bambini, che cosa fare?

L’ansia da separazione si manifesta per la prima volta come normale caratteristica di una fase dello sviluppo del bambino, quando ha imparato a riconoscere chi si occupa di lui, ha capito di essere “altro” da chi lo cura e sa che anche se non si è lì con lui si esiste (permanenza dell’oggetto) ma ancora non sa che chi va via, tornerà. Proprio questa non consapevolezza determina l’ansia da separazione, ma presto il bambino capirà che è possibile andare via e tornare e le scene di pianto si placheranno.

I genitori sanno che non è proprio immediato il cambiamento, ci vorrà un po’ di tempo prima che raggiungano maggiore autonomia. Infatti il distacco per i bambini è spesso difficile e loro manifestano questa difficoltà specialmente in alcuni momenti, ad esempio quando vengono messi a letto, quando si esce lasciandoli a casa, all’asilo e nei primi tempi della scuola primaria.

E’ arrivato il momento di dare delle regole, che devono essere condivise da entrambi i genitori, ma anche di aiutare il bambino a superare questa difficoltà.

Cosa si può fare in questi casi?

Quando il livello dell’ansia non è preoccupante, ossia quando si riesce a tranquillizzare abbastanza facilmente il bambino, si può ricorrere ad alcune strategie per aiutarlo:

Prima di dormire

  • Creare una serie di rituali che accompagnino il bambino all’addormentamento, ad esempio la lettura di una fiaba e/o il canto di una ninna nanna
  • Lasciare una lucina accesa in camera da letto che lo renda tranquillo in caso di risveglio inatteso

Prima di uscire di casa

  • Dargli un “oggetto transizionale”, ossia un oggetto (bambola, peluche, tessuto …) che sostituisca l’assente
  • Preparare la propria uscita, avvisando in anticipo che “tra un po’ esco”
  • Indicare l’ora del ritorno, facendo vedere su un orologio dove saranno posizionate le lancette

 

Quando si parla di disturbo di ansia da separazione?

E’ importante considerare che ogni caso è un caso a sé e che solo uno psicologo, dopo aver osservato il bambino, è in grado di fare una vera e propria diagnosi.

In generale è possibile affermare che, quando l’ansia è presente in modo predominante, le crisi di pianto sono inarrestabili, le proteste del bambino sono molto marcate e l’ansia dimostrata è inappropriata rispetto all’età, allora è possibile parlare di disturbo d’ansia da separazione.

Solitamente questo disturbo limita molto l’autonomia del bambino che non vuole stare lontano da casa né dalle sue figure di attaccamento, quindi non frequenta i coetanei e non vuole stare a scuola.

Il disturbo d’ansia da separazione non riguarda solo il bambino ma coinvolge tutta la famiglia in quanto il bambino non vuole stare mai lontano da entrambi o in particolare da uno dei genitori, non vuole dormire da solo, non vuole andare a scuola.

In questi casi si preannuncia un periodo non facile, ma che deve essere affrontato con molta consapevolezza e con la volontà di risolverlo. Una delle cose più difficili che toccano ai genitori è il non perdere la calma. Il bambino non deve essere sgridato né, tantomeno, deriso, ma educato con fermezza e dolcezza.

I principali sintomi che caratterizzano il disturbo di ansia da separazione sono:

  • Eccessiva angoscia quando i genitori sono fisicamente lontani. I bambini con questo disturbo sono inconsolabili, piangono per tutto il tempo dell’assenza.
  • Paura che possa accadere qualcosa di terribile ai familiari. Quando non vedono i genitori temono che possano essere vittime di incidenti o di disgrazie.
  • Paure bizzarre. Chi soffre di disturbo d’ansia da separazione spesso ha paure molto fantasiose, ad esempio teme di essere portato via da esseri di fantasia.
  • Paura di perdersi. Una delle paure ricorrenti è quella di perdersi, ad esempio nell’edificio scolastico o per strada.
  • Rifiuto di andare a scuola. In generale questo è il motivo principale che induce i genitori a rivolgersi ad uno psicologo.
  • Malessere fisico. Spesso in prossimità della crisi di ansia si lamentano di qualche dolore fisiologico, che può essere il tipico mal di pancia, come un mal di stomaco o il mal di testa.

Chi ha sperimentato questo fenomeno sa bene quanto possa essere difficile riuscire a sostenerlo senza imbattersi in qualche momento di rabbia o in qualche comportamento controproducente.

Vi sono almeno tre comportamenti da evitare: uscire di nascosto, prendere in giro il bambino e sgridarlo.

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