4 Giugno 2022 ARTICOLI

Giorgia Cozza

Giorgia Cozza è una giornalista specializzata nel settore materno-infantile, i numerosi manuali per genitori di cui è autrice sono un punto di riferimento ormai consolidato per le coppie in attesa di un bimbo e per le neofamiglie.

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Recensione del libro per bambini: Sono il quinto

Autore
Norman Junge
Illustratore
Ernst Jandall
Casa Editrice
Baba Libri
Anno prima edizione
2019
Pagine
36
ISBN
9788883624421

Una sala d’attesa in penombra. Cinque giocattoli che aspettano il loro turno. Poche parole che raccontano tante emozioni.

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Cinque giocattoli rotti in sala d’attesa

La porta è chiusa. “sono il quinto”. Nella stanza ci sono cinque sedie e, seduti sulle sedie, cinque giocattoli rotti. Un pinguino a molla che ha perso un’ala, una paperella a rotelle senza una ruota, un orso di peluche a cui manca un occhio e con un braccio staccato, una rana che non salta più e Pinocchio con il naso rotto. Inizia così la storia, che è un lento conto alla rovescia denso di attesa, ansia, trepidazione. La porta si apre, si crea un rettangolo di luce nella penombra della sala d’attesa, ed esce una coccinella. “porta aperta esce uno”. Tocca al pinguino. “l’altro dentro”. La porta si richiude. Ora sono in quattro ad aspettare. “tre ed entro”.

Il conto alla rovescia continua

“porta aperta esce uno”. Ed ecco che esce il pinguino con un’ala nuova nuova. “l’altro dentro”. È il turno della paperella. “Due e poi entro”. Quando si apre la porta esce la paperella con entrambe le ruote. “l’altro dentro”. Tocca all’orso di peluche. Porta chiusa, porta aperta, anche l’orso esce aggiustato, con occhio e braccio riparati. Quando entra la rana, sul viso di Pinocchio scende una lacrima. “presto entro”. Ormai manca solo lui. La porta si apre e la ranocchia esce con un bel balzo. Pinocchio si alza con il suo cappellino rosso in mano, si avvicina alla porta e noi lettori ci avviciniamo con lui. E finalmente ecco il dottore, con un grande sorriso. E la storia finisce così, con il “ciao dottore!” di Pinocchio.

Il racconto di un’attesa

Questo libro ha qualcosa di speciale. Sarà la ripetizione di situazioni, scene e parole, saranno le immagini essenziali, dove la luce è protagonista, saranno le emozioni che si leggono bene sui volti di legno e di peluche dei cinque giocattoli, ma nella sua essenzialità è una storia che conquista e tiene con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. “sono il quinto” è il racconto di un’attesa. Un’attesa che a tutti i bambini è capitato di vivere, prima di una visita dal pediatra o in un ambulatorio medico per un’esame o una vaccinazione. Il succedersi delle immagini è scandito da quelle frasi brevi, quasi secche, prive di maiuscole (forse per sottolineare quel tempo sospeso, continuo, ciclico). Il giocattolo rotto aspetta, entra, esce “guarito”. L’effetto è così riuscito che il lettore ha l’impressione di essere seduto in sala d’attesa insieme agli altri, osservando i volti dei compagni di avventura, condividendone le emozioni.

Una storia di emozioni

Cosa si prova quando si attende il proprio turno prima di entrare dal dottore? I cinque protagonisti non fanno e non dicono, stanno semplicemente seduti finché arriva il loro turno, ma riescono comunque a trasmettere diverse sensazioni: aspettativa, preoccupazione, ansia, paura, forse un po’ di noia. Il piccolo lettore riesce a immedesimarsi e ritrova tra le pagine emozioni che ha già conosciuto. Noi abbiamo letto questo libro alcune ore prima di una visita medica, e ci è servito come spunto per parlare di quello che sarebbe successo nel pomeriggio.

Un libro adatto per ogni età

Forse io l’ho apprezzato più del mio bimbo, che dopo la visita non ha più chiesto di rileggerlo, ma sono rimasta colpita dall’atmosfera che autore e illustratore sono riusciti a creare pagina dopo pagina. Il testo semplice e ripetitivo (ma allo stesso tempo intenso) è comprensibile anche per i piccolissimi, dai due anni, due anni e mezzo. La struttura originale e la particolarità delle illustrazioni possono catturare l’attenzione e l’interesse anche di lettori più grandi.

Giorgia Cozza


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