6 Maggio 2009 ARTICOLI

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Se mi vuoi bene, dimmi di no!*

* Ukmar G., Se mi vuoi bene, dimmi di no, Franco Angeli, Milano, 1997.

In questo articolo vorremmo iniziare ad occuparci di “sintomi”, cioè di quelle manifestazioni di disagio e di sofferenza che i bambini esprimono in vari modi: enuresi, fobie, oppositività, eccessive chiusure, insonnia, inappetenza, etc.
Lo vorremmo fare attraverso la voce di Giuliana Ukmar, neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta della famiglia e della coppia.
La dott.ssa Ukmar racconta nel suo libro come giorno dopo giorno, storia dopo storia, sintomo dopo sintomo si rese conto pian piano che c’era sempre un particolare, un punto oscuro, un’incertezza che la inducevano quasi meccanicamente a fare ai genitori dei suoi piccoli pazienti la stessa domanda: “Ma, insomma, a casa vostra chi comanda?”.

Invariabilmente la risposta era sempre la stessa: era lui, il figlio con problemi, quello che dettava le leggi e le faceva rispettare; in mille modi, con mille strategie, era sempre lui a indurre l’azione o a bloccarla.

Attraverso una serie di casi Ukmar ben dimostra come molti bambini sintomatici siano vittime della falsa consapevolezza di essere i più forti, gli intoccabili: di essere bambini onnipotenti!
E dimostra altresì come, dopo le reazioni di stupore e di rabbia nei confronti di chi voglia mettere dei limiti e delle regole ai loro comportamenti, essi recedano poi di buon grado dalle loro posizioni, per riconoscere l’evidenza del bisogno di dipendere, grazie al quale, se riescono a rinunciare alla corona e allo scettro, possono finalmente recuperare l’infanzia e sedare tutte quelle ansie che sempre procura la responsabilità di un comando per chi sa di non esserne all’altezza…

Per arrivare ad avere dei sintomi non è necessario avere dei “cattivi” genitori o dei genitori particolarmente menefreghisti, ma è sufficiente avere dei genitori poco “potenti”, cioè che abbiano difficoltà a farsi ubbidire e a stabilire regole di vita e di comportamento. A questo proposito, per esempio, è importantissimo saper dire dei “No!”.

I “No!” sono come dei muri che permettono al bambino di costruirsi un adeguato senso dell’orientamento per muoversi nella vita, in mancanza dei quali è il panico!
È il panico perché saggiamente il bambino si vive come colui che non sa e si vede paradossalmente costretto a prendere delle decisioni che, venendo da uno che non sa, hanno una buona probabilità di essere sbagliate.
Spesso il genitore che cresce un figlio “onnipotente” parte dal presupposto che il bambino è un adulto in miniatura, che sa decidere ed autoregolarsi da sé: niente di più sbagliato!
Un adulto è tale perché ha alle spalle un bagaglio di esperienze in base alle quali giudicare il presente, cosa che un bambino non può avere: quindi le regole saranno decise dai genitori e mai dai bambini!

Inoltre, dato che i genitori sono due, le regole devono soddisfare le esigenze di entrambi o essere una mediazione da entrambi accettata.
Le regole, una volta dichiarate, devono essere stabili, non possono variare e i genitori sono tenuti a farle rispettare in qualsiasi situazione, pur mutando nel tempo rispetto alle diverse tappe dello sviluppo del bambino ed ai periodici assestamenti della famiglia.

Ma come riuscire a farle rispettare senza entrare emotivamente in conflitto?
Uno dei modi è l’effetto boomerang, cioè dare alle provocazioni del bambino un effetto circolare, per cui le conseguenze andranno a colpire proprio il mandante e solo lui.
Naturalmente neanche il genitore è “onnipotente” e può accadere, infatti, che alcune regole siano il frutto di sue nevrosi e non siano fatte, invece, per il bene del bambino.
Allora come si fa?
Si fa che, distinguendo voi dagli altri, l’immaginario dal reale, l’innocuo dal pericoloso, l’utile dall’assurdo, il possibile dall’inderogabile, prima di mettere in vigore una legge la esaminerete molto bene e, se fa parte di questa categoria nevrotica, la eliminerete!

Dott.ssa Maria Cristina Peyrani


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