Così gli spaghetti sono tornati nel piatto e visto che mai e poi mai sarò disposta a spezzarli, ho insistito con Giacomo che ne prendesse tre o quattro alla volta e che li arrotolasse con cura in un punto libero del piatto. Il fatto che non debbano penzolare dalla forchetta non è solo una formalità: solo così si può salvare dagli schizzi la maglietta preferita (mi piace quando le buone maniere hanno un perché).
Con pazienza e buona volontà, anche il mio coccolato figliolo riuscirà a mangiarli con maestria. Poi arriveranno nuove sfide: un pesce da spinare, la frutta da pelare, i piatti da lavare e la verdura da pulire. Ammettiamolo, non sono sorprendenti abilità, è il “minimo sindacale” per tenere viva la buona cucina.
P.S. Per il titolo ho parafrasato Alberto Sordi, nell’esilarante scena tratta da Un americano a Roma, che piacerà anche ai bambini.