12 Aprile 2021 ARTICOLI

Alda Trifiletti

Dottoressa Alda Trifiletti, specializzata in Glottodidattica Infantile alla Sapienza di Roma titolare del centro linguistico The Bilingual Bridge di San Mauro Torinese, insegna inglese a bambini e ragazzi, strutturando percorsi personalizzati e utilizzando il metodo Hocus&Lotus, Jolly Phonics ecc.. , fornisce consulenze agli istituti scolastici per implementare progetti di bilinguismo.

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Storia di una scuola di lingue dopo un anno di pandemia

In questa avventura sul bilinguismo vi voglio raccontare una storia: la storia di una scuola di lingue Qualsiasi, o forse non proprio Qualsiasi, negli ultimi 12 mesi.

C’era questa scuola Qualsiasi, o forse non proprio Qualsiasi, nata dalla solida esperienza delle sue insegnanti che, da anni, operavano sul territorio promuovendo l’educazione bilingue per bambini, ragazzi e adulti basandosi sugli stessi principi della neurolinguistica. Ognuna di esse era specializzata, per propensione personale e profondamente radicata nel proprio modo di essere, in fasce di età diverse.

Tali insegnanti, con background tanto diversi quanto simili, da qualche anno avevano sviluppato una collaborazione su progetti specifici, quali esperienze linguistiche in full immersion all’estero e in Italia. La loro non era una collaborazione lavorativa comune, poiché non era basata sul mero business, bensì sulle fondamenta di una condivisione relazionale profonda, di quelle dalle quali non si può prescindere in ambito professionale e personale quando il progetto di vita compenetra quello lavorativo, diventando un tutt’uno.

La qualità della relazione tra insegnante e allievi è ciò che fa la differenza, permettendo di insegnare efficacemente; parallelamente, la qualità delle relazioni tra le persone è il motore che porta avanti i progetti di vita e di lavoro.

A quel nucleo di progetti fondati su stima professionale, affetto reciproco e condivisione di competenze, si volle dare una casa, un luogo fisico unico, cui dare un nome e continuare ad evolvere insieme, perché insieme l’efficacia dei risultati diventava dirompente.

Dopo 5 mesi di attività comune l’emergenza sanitaria generata dallo scoppio della pandemia di Covid – 19 costrinse la scuola di lingue Qualsiasi, o forse non proprio Qualsiasi, a chiudere alle lezioni in presenza.

Che fare?

La presenza era stata fino a quel momento il cuore pulsante dell’insegnamento, la modalità aurea attraverso la quale si poteva instaurare efficacemente una buona relazione con gli allievi, dai tre anni in su, su cui imperniare l’insegnamento.

L’inizio della situazione pandemica fu devastante soprattutto psicologicamente e soprattutto per una delle insegnanti Qualsiasi della scuola Qualsiasi, o forse non proprio Qualsiasi. Poi reagirono, soprattutto una delle insegnanti qualsiasi, tirandosi dietro l’altra che era maggiormente preda dello sconforto più totale. Ci credettero fino in fondo, fecero un grosso sforzo per pensare “out of the box” e trasformarono, abbastanza velocemente, tutti i corsi in modalità online anche per fasce di età per le quali l’apprendimento online crea maggiori criticità.

Non è stato facile sul piano didattico e nemmeno sul piano del rapporto con le famiglie degli allievi: alcuni ci hanno creduto, altri hanno abbandonato, determinando una battuta d’arresto all’apprendimento, credendo fosse momentanea.

In realtà, come purtroppo ora ben sappiamo, non si è trattato di un periodo breve e facilmente recuperabile.

Le insegnanti hanno sempre fortemente pensato che fosse necessario continuare ad insegnare e ad imparare anche in tempi di pandemia, sforzandosi di veicolare il più possibile con i mezzi consentiti.

A chi dice: “Eh ma la presenza è un’altra cosa…” le insegnanti della scuola Qualsiasi, o forse non proprio Qualsiasi, possono tranquillamente rispondere: “Concordiamo perfettamente, ma poiché la situazione oggettiva è quella che è e non quella vorremmo fosse, possiamo permetterci di perdere mesi, anni di apprendimento?”.

Tra l’altro, per quanto la modalità online presenti senza dubbio maggiori criticità per le fasce di età più basse, sono stati riscontrati sorprendenti risvolti positivi per determinate tipologie di allievi che in presenza parevano “bloccati”, oltre ad aprire una possibilità di non perdere le lezioni per gli allievi che presentassero contingenti problemi logistici o di salute.

La scuola di lingue Qualsiasi, o forse non proprio Qualsiasi, concluse lo scorso anno scolastico e pianificò il successivo, cioè quello ancora in corso, senza raccontarsi la favola che tutto sarebbe andato nel migliore dei mondi possibili (per usare le parole di Candide e scomodando Voltaire), ma con la lucidità e la flessibilità di gestire i gruppi anche in modalità online, in parte o in toto, qualora se ne fosse prospettata nuovamente la necessità. Necessità che, puntualmente, come ben sappiamo, si è prepotentemente presentata.

Non è stato semplice e continua a non esserlo emotivamente e didatticamente, ma la scuola Qualsiasi, o forse non proprio Qualsiasi, a distanza di 12 mesi dallo scoppio della pandemia, porta sulle spalle un grosso esercizio di resilienza, continua a fare progetti per il futuro che spera migliore per tutti e ha imparato che la forza per andare “oltre” viene dalle relazioni sane, basate su stima, rispetto e affetto, perché per dirla con il titolo di un testo di Mario Calabresi “La fortuna non esiste”, al massimo esiste lo “Stroke of Luck” negli incontri di vita che bisogna avere la lungimiranza di saper riconoscere e gestire.

See you all in the next adventure.


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