14 Maggio 2015 ARTICOLI

Alda Trifiletti

Dottoressa Alda Trifiletti, specializzata in Glottodidattica Infantile alla Sapienza di Roma titolare del centro linguistico The Bilingual Bridge di San Mauro Torinese, insegna inglese a bambini e ragazzi, strutturando percorsi personalizzati e utilizzando il metodo Hocus&Lotus, Jolly Phonics ecc.. , fornisce consulenze agli istituti scolastici per implementare progetti di bilinguismo.

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Tre errori comuni che commettiamo con la seconda lingua

Nel corso delle avventure sul bilinguismo abbiamo più volte parlato del perché sia fondamentale iniziare a veicolare ai nostri figli una lingua straniera fin dalla culla e di come farlo in maniera efficace (sia attraverso corsi di lingua ad hoc, sia attraverso l’esposizione fra le mura domestiche), sfatando spesso falsi miti e false credenze. Ora ci soffermeremo sui tre errori più comuni che si possono riscontrare anche tra coloro i quali sono convinti sostenitori dell’insegnamento delle lingue straniere in età prescolare.

Sono gli errori che noi insegnanti specialiste in glottodidattica infantile riscontriamo più o meno ovunque, in Italia, ma anche all’estero.

Primo fra tutti: la traduzione. Noi lo spieghiamo e rispieghiamo che il cervello umano non apprende naturalmente per traduzione, in quanto per tradurre abbiamo bisogno di un livello di maturazione cerebrale che presuppone l’astrazione e che i bambini, fino ad certa età, non hanno pur essendo perfettamente capaci di apprendere il linguaggio “per esperienze personali ed emotive”. Ma allora perché se abbiamo davanti degli splendidi libri illustrati contenenti storie che i nostri figli vivono in lingua inglese talvolta siamo tentati di proporglieli prima in italiano e poi in inglese? Perché si tende a fare la stessa cosa con i video?

La risposta è semplice: per noi è più facile! La comunicazione per noi deve essere immediata, il messaggio deve passare tutto e subito! Ma questo fa un gran danno all’apprendimento graduale ed esperienziale di cui hanno bisogno i nostri figli. Dovremmo ricordarci della pazienza che avevamo con loro quando erano piccolini e comprendevano ben poco di ciò che dicevamo loro in lingua madre; dovremmo riscoprire il valore fondamentale della comunicazione gestuale, che accettiamo di usare con gli stranieri ma non con i nostri figli, e delle immagini. Pensiamoci la prossima volta che proponiamo delle immagini o dei video che andrebbero raccontati o guardati in inglese.

Secondo errore in cui spesso cadiamo: l’impegno. L’impegno per frequentare un corso di lingua va considerato esattamente lo stesso che per un corso di musica o per uno sport, deve essere costante. Se mandiamo nostro figlio in piscina perché impari a nuotare penseremmo di interrompere il corso a metà? Oppure se lo mandiamo ad un corso per imparare a suonare uno strumento musicale penseremmo che poche lezioni siano sufficienti per tenere un concerto? Ovvio che no. Ma allora perché se lo mandiamo ad un corso di inglese e il bambino fa i capricci, a volte, siamo tentati di interrompere? La loro convinzione deriva dalla nostra. Certamente, l’attività deve essere piacevole, ma se pensiamo davvero che l’inglese sia importante per il loro futuro, perché ci fermiamo davanti ad un capriccio? Forse se fanno i capricci al mattino non li mandiamo alla scuola dell’infanzia o, ancor di più a scuola? Allora se pensiamo, in coscienza, che l’inglese sia l’ennesima attività che va a gravare sulla vita di nostro figlio, forse è meglio attendere, ma se invece siamo davvero convinti che ne valga la pena non ci possiamo fermare davanti ad un capriccio. Interrompere significa aver buttato via tempo e denaro. Dobbiamo stabilire le priorità e poi proseguire tenendo la rotta. Gli alti e bassi ci saranno sempre per tutte le attività e per tutta la vita, l’importante è essere convinti e imparare a gestirli lucidamente e senza ossessioni, per approfondire ricordiamo l’articolo Esposizione alla seconda lingua oppure ossessione?

Terzo errore: pensare che l’apprendimento della lingua straniera non sia affare di noi genitori, ma esclusivamente dei nostri figli e dei loro insegnanti, in altre parole non riconoscere l’importanza della Relazione genitore/figli nel processo di apprendimento delle lingue in età prescolare. Proprio per non ricadere nell’errore numero due, elencato nel paragrafo precedente, è fondamentale veicolare positivamente le attività in lingua ai nostri figli, gestendo relazionalmente i loro eventuali alti e bassi che qualunque attività integrativa comporta; inoltre, a casa è importante essere coinvolti in prima persona. Fa moltissima differenza cantare con loro anche solo dieci minuti o leggere con loro o guardare un cartone animato per cinque minuti, piuttosto che chiedere loro cosa sanno in inglese. Quanto più noi genitori siamo coinvolti, tanto più i nostri figli avranno un atteggiamento positivo nei confronti della lingua straniera.

See you all in the next adventure.

 


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