9 Settembre 2013 ARTICOLI

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Bisnonni a scuola

Il calzino è tornato, e con lui sono tornate le scarpe da ginnastica dopo due mesi di sandali e  ciabatte. E’ un segno ragazzi, l’estate sta finendo ed è ora di tornare a scuola. Mentre La Pirì vi scrive, pensa ai suoi bambini che tra qualche giorno saranno lì, in classe, tutti emozionati come lo era lei tanti anni fa.

Perché il primo giorno di scuola, ogni anno, è un po’ speciale.

Mamme, papà, zii, nonni, insomma voi “grandi” che leggete. Ve lo ricordate?

Arrivavamo al portone con il cuore in gola e con la gran voglia di sentirci dire che eravamo belli, che eravamo cresciuti. Scoprivamo che in fondo ci volevamo un gran bene.

Che anche “Tizio”, quello che spinge un po’ in fila; o “Caia” che è una peppia; o “Sempronia” che si dà le arie… anche loro ci erano mancati, e, a rivederli così, dopo tre mesi, non sembravano neanche tanto male.

Si ripartiva, tutti insieme, un corpo unico con le maestre, un “famiglione” di 30-35 elementi (noi eravamo in 36!!!) che avrebbe affrontato l’autunno, superato l’inverno, salutato la primavera e assaggiato l’estate: nove mesi.

Ora che siamo grandi, pensiamo a quegli anni con un po’ di nostalgia.

Se abbiamo figli, spesso ci riconosciamo nei loro atteggiamenti; se siamo insegnanti a volte cerchiamo ispirazione nei nostri vecchi maestri (“ma come facevano a tenere la classe? Ad affrontare i genitori? Ad essere sempre e comunque amati e rispettati?”) e se siamo nonni? O meglio ancora bisnonni? Com’era la scuola tanti anni fa? Non tutti siamo così fortunati da avere a portata di mano un bel bisnonno chiacchierino! Però, qui a Torino, abbiamo un Museo speciale che ci racconta la scuola del tempo che fu!

Il MUSSLI, Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia, tra qualche settimana riaprirà le porte dopo la chiusura estiva. Se ancora non conoscete questa piccola meraviglia dovete assolutamente farci un giro. Non solo avrete modo di stupirvi davanti ai materiali scolastici di tanto tempo fa (altro che penne roller e cancellini Super Pirat!) e davanti alla ricostruzione di una vera classe, ma potrete anche scoprire cosa leggevano i piccoli studenti di allora. Al piano terra è stato allestito un avvincente percorso sulla storia del libro per l’infanzia. Qui oltre a pop-up, libri teatro, libri gioco, troverete anche il best seller dei bisnonni. Ma no! Non è il Diario di un Schiappa! (A quei tempi Jeff Kinney, il suo autore, non era neanche nato e nemmeno suo nonno).

Però, a pensarci bene, un pochino gli assomiglia.

E’ il libro Cuore, di Edmondo De Amicis che, uscito nel 1886, è ambientato in un classe elementare (allora 9-13 anni) di Torino. Enrico, il protagonista, è un ragazzino tredicenne, meno pasticcione di Schiappa-Greg, ma senza nessuna qualità particolare, che racconta il suo anno scolastico.

Parla dei suoi compagni, ricchi, poveri, provenienti da ogni parte d’Italia, dei gesti generosi, dei dispetti, e riporta le storie che, ogni mese, il buon maestro Perboni raccontava alla classe.

Erano storie di piccoli eroi coraggiosi e oggi ci fanno quasi tenerezza… e un po’ di tristezza.

Ma allora, con l’Italia appena fatta, le regioni appena annesse, i popoli da unificare, l’Italiano da imparare, Cuore fu amatissimo e ottenne in pochi mesi oltre quaranta ristampe, divenendo il libro più letto d’Italia.

Per questo non dobbiamo stupirci se ad Edmondo De Amicis venne dedicato dalla città un monumento importante realizzato nel 1923 da  Edoardo Rubino, uno dei più bravi scultori di quegli anni. Si trova nel delizioso giardino Sambuy, di fronte alla Stazione di Porta Nuova ed è composto da due elementi:

1) La statua di una bella signora, sul cui piedistallo è intagliato il ritratto del baffuto scrittore.

2)  Uno sfondo in marmo, illustrato con bambini colti in diversi atteggiamenti  (amor figliale, studio, amicizia, carità, lavoro, amor di patria) e percorso da questa scritta: “Date ai fanciulli semente di buona parola, ne raccoglierete dagli uomini, messe di opere ottime».

Ecco, allora, cosa rappresenta la statua: è una contadina che semina buone parole.

Un po’ come doveva fare Eugenia Barruero, che ispirò al De Amicis il personaggio della Maestrina dalla Penna Rossa:

“Tien la classe allegra, sorride sempre, grida sempre con la sua voce argentina che par che canti, picchiando la bacchetta sul tavolino e battendo le mani per imporre silenzio; poi quando escono, corre come una bimba dietro all’uno e all’altro per rimetterli in fila; e a questo tira su il bavero, a quell’altro abbottona il cappotto perché non infreddino; li segue fin sulla strada perché non s’accapiglino, supplica i parenti che non li castighino a casa e porta delle pastiglie a quei che han la tosse».

Ci sembra di vederla, quella ragazza coraggiosa e piena di entusiasmo, che insegue i bambini e rassicura i genitori! Forse non è così differente dalle nostre maestre e da quelle dei nostri bambini. Anche se sono passati più di 100 anni!

Mini Quiz (difficilissimo!)

La casa della Maestrina dalla Penna rossa, è ricordata da una targa. Sapete dove si trova?

A) In Piazza Carlo Alberto, all’uscita della Galleria san Federico.

B) In largo Montebello, oltre corso San Maurizio.

C) In via Po, a pochi passi dal Caffè Florio.

 

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Soluzione del Quiz precedente  Che verso fa il Pinguino?

Soluzione: c) Il vero Pinguino di Pepino, a differenza delle imitazioni, ha una crosta di cioccolato soda e croccante (2 millimetri) che al primo morso deve assolutamente fare SCROCK

 


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