22 Ottobre 2020 ARTICOLI

Alda Trifiletti

Dottoressa Alda Trifiletti, specializzata in Glottodidattica Infantile alla Sapienza di Roma titolare del centro linguistico The Bilingual Bridge di San Mauro Torinese, insegna inglese a bambini e ragazzi, strutturando percorsi personalizzati e utilizzando il metodo Hocus&Lotus, Jolly Phonics ecc.. , fornisce consulenze agli istituti scolastici per implementare progetti di bilinguismo.

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Dietro le certificazioni linguistiche… niente… non sempre, ma a volte

In questa avventura sul bilinguismo, da titolo un po’ provocatorio, mi vorrei soffermare su un argomento che mi sta molto a cuore: il conseguimento delle certificazioni linguistiche a tutti i costi in tenera età, come se fossero oggetti da collezione.

Premetto che io sessa ho conseguito le certificazioni linguistiche riconosciute a livello internazionale, sia per la lingua inglese che per la lingua francese, ad un’età che per l’epoca era considerata giovane, vale a dire prima dei vent’anni. Tuttavia, ultimamente, si sta assistendo sempre più ad una vera e propria “corsa alla certificazione” in età sempre più precoce, senza preoccuparsi più di tanto della conoscenza effettiva che i bambini hanno della lingua straniera. Altro obiettivo primario per alcune famiglie è: fare in fretta! Un’ora a settimana e via a fine anno certificazione.

Ebbene, mi dispiace smontare il castello costruito sulla sabbia che fa parte dell’immaginario collettivo di molti, ma il percorso per un apprendimento stabile deve partire da presupposti diversi.

Non è incompatibile con il conseguimento delle certificazioni, semplicemente gli obiettivi vanno invertiti.

Prima imparo effettivamente a comunicare in lingua, quando ho raggiunto un certo grado di competenza posso pensare di ottenere un certificato.

Le certificazioni linguistiche – I sistemi di valutazione

Le certificazioni sono strutturate, generalmente, per testare i quattro skills fondamentali di una lingua: speaking, listening, reading e writing; in alcune certificazioni per bambini si alleggerisce il reading ed il writing.

Facciamo il parallelo con la lingua madre, perché ciò va fatto se si ragiona in ottica di apprendimento bilingue: immaginiamo che nostro figlio frequenti la seconda primaria, quali competenza ha raggiunto in italiano nei vari skills?
Ottime sicuramente in speaking, listening, ma magari zoppica ancora un po’ in reading e writing, ci preoccupiamo?
Assolutamente no perché sappiamo che, col passare del tempo e l’esercizio scolastico e nella vita fuori dalla scuola, arriverà ad acquisire buone capacità anche per gli altri due skills.

Torniamo alla lingua straniera: nostro figlio frequenta un corso una volta a settimana ed ha acquisito alcune delle capacità di espressione orale, perché, ricordiamolo sempre, prima si impara a parlare e poi a scrivere, piano piano sta iniziando anche a scrivere in lingua straniera: ottimo!

Quando pesarne alla certificazione

La competenza verrà costruita e consolidata quanto più eserciteremo la lingua straniera, dentro e fuori dal corso, perché, come abbiamo spiegato nell’articolo: Il lungo viaggio dell’apprendimento linguistico, il percorso dell’apprendimento è lungo.

Quando la competenza raggiunta sarà abbastanza consolidata si può pensare alla certificazione che costituirà, la normale conseguenza di ciò che si è appreso, a quel punto si faranno esercizi mirati per esercitarsi alla tipologia di test richiesti.

Il ragionamento contrario, soprattutto in un’età in cui non è richiesta una certificazione per motivi specifici di studio o lavoro, rischia di diventare un esercizio fine a sé stesso. Ricordiamoci sempre che non sempre il certificato rispecchia l’effettiva conoscenza di una lingua. E questo vale soprattutto per la capacità di espressione orale, da sempre la più importante per comunicare e da sempre la più sacrificata nella maggioranza dei test di lingua.

In genere, poi, dovrebbe essere l’insegnante che valuta se e quando gli allievi, soprattutto se molto giovani, sono in grado di sostenere un test. Aggiungiamo che nei bambini il fattore psicologico non va sottovalutato ed esistono mille modi per esercitare la lingua straniera utilizzandola in contesti veri, sicuramente più impegnativi, ma di gran lunga più efficaci.

Chi è bilingue?

Concludo lasciandovi uno spunto di riflessione sul quale convergono i neurolinguisti (uno per tutti Franco Fabbro) da trent’anni a questa parte: non è bilingue chi ha conseguito le certificazioni: è bilingue chi sa utilizzare la lingua in vari contesti

See you all in the next adventure.


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