8 Aprile 2019 ARTICOLI

Alda Trifiletti

Dottoressa Alda Trifiletti, specializzata in Glottodidattica Infantile alla Sapienza di Roma titolare del centro linguistico The Bilingual Bridge di San Mauro Torinese, insegna inglese a bambini e ragazzi, strutturando percorsi personalizzati e utilizzando il metodo Hocus&Lotus, Jolly Phonics ecc.. , fornisce consulenze agli istituti scolastici per implementare progetti di bilinguismo.

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La traduzione non è un mezzo di apprendimento linguistico

Abbiamo detto più volte che l’apprendimento di una lingua straniera basato per lo più sulla traduzione non è efficace, perché non porta ad acquisire una capacità di espressione fluente (Le lingue non si apprendono per traduzione) e abbiamo anche illustrato quali possano essere le strategie di insegnamento linguistico alternative alla tradizione (Be Theatrical and do notTranslate!), ma non abbiamo mai approfondito le motivazioni per le quali tale tipo di insegnamento sia inadeguato. Lo faremo in questa avventura del bilinguismo.

Una lingua esprime una cultura

Una lingua esprime una cultura ed impararla non significa semplicemente “ri-etichettare” oggetti in modo differente, perché concetti uguali vengono espressi spesso con strutture diverse che possono sottintendere punti vista o sfumature diverse.

Pensiamo ad esempio alla frase italiana “Tu mi manchi” dove il soggetto è Tu, su cui viene posto il focus. La stessa costruzione troviamo in francese “Tu me manques”, mentre in inglese ed in spagnolo la struttura della frase è diversa. In “I miss you” e “Te echos de menos” in soggetto è Io, su cui è spostato il focus.

Per avere una buona traduzione serve consapevolezza e padronanza

Non soltanto, pensiamo a tempi verbali diversi che non esistono in tutte le lingue e che esprimono concetti, di per sé intraducibili esattamente nello stesso identico modo se non vogliamo ottenere risultati esilaranti propri dei traduttori automatici. Per avere una buona traduzione serve una buona consapevolezza e padronanza della lingua di partenza e di quella di arrivo; di conseguenza è un lavoro per qualcuno che la lingua la conosce già.

Per saper utilizzare un concetto in una lingua è sufficiente apprenderlo attraverso la pratica ripetuta in un contesto di full immersion, esattamente come avviene per la lingua madre, come abbiamo imparato certi modi di dire in italiano o anche in dialetto.

Attenzione alla traduzione più comune di un nome

Oltre a strutture sintattiche e tempi verbali diversi utilizzati in lingue diverse per esprimere concetti simili, esistono per ciascun termine aree di significato (i cosiddetti campi semantici) che possono avere perimetri diversi tra i sinonimi interlingua. Di conseguenza la traduzione più comune di un nome non è detto abbia esattamente lo stesso utilizzo nelle due lingue di partenza ed arrivo.

A esempio il verbo inglese TO RIDE può essere tradotto in italiano con CAVALCARE, tuttavia in inglese RIDE è usato anche per la moto e la bici. E ancora, in inglese il sostantivo CASA corrisponde ad HOUSE oppure HOME a seconda dell’accezione specifica data al concetto che si veicola.

Basare l’insegnamento sulla traduzione limita fortemente le capacità di espressione

Per potersi esprimere bene in lingua straniera è necessario ricrearsi parte dei campi semantici e ciò avviene soltanto se l’insegnamento si basa sulla full immersion e sull’utilizzo pratico della lingua come strumento di comunicazione.

Poi, se in certi casi viene dato un equivalente interlingua, non succede nulla, soprattutto quando gli allievi sono abituati ad un apprendimento in full immersion. Ma è profondamente sbagliato imperniare l’insegnamento di una lingua straniera sulla traduzione, perché limita fortemente le capacità di espressione in quella lingua, cambiando a livello cerebrale la modalità di apprendimento rispetto a quanto avvenuto per la lingua madre.

 

See you all in the next adventure!


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