16 Marzo 2020 ARTICOLI

Alda Trifiletti

Dottoressa Alda Trifiletti, specializzata in Glottodidattica Infantile alla Sapienza di Roma titolare del centro linguistico The Bilingual Bridge di San Mauro Torinese, insegna inglese a bambini e ragazzi, strutturando percorsi personalizzati e utilizzando il metodo Hocus&Lotus, Jolly Phonics ecc.. , fornisce consulenze agli istituti scolastici per implementare progetti di bilinguismo.

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Il castello costruito sulla sabbia: lo scollamento tra didattica tradizionale e lingua “vera”

In questa avventura sul bilinguismo parleremo del cortocircuito che si crea talvolta tra didattica tradizionale, di stampo scolastico, improntata spesso sulla traduzione e la lingua inglese parlata realmente oppure utilizzata nei documentari, giornali e altre fonti internazionali.

Quando la discrepanza tra lingua insegnata e parlata emerge?

Chiediamoci innanzitutto quando questa discrepanza emerge. Ebbene, se avete figli che frequentano la scuola, soprattutto dalle medie in su, sarà, con molta probabilità, capitato loro di imbattersi in compiti “difficili” di lingua straniera. Questo accade spesso quando l’insegnante, seguendo o meno un progetto CLIL (Content and Language Integrated Learning), ad un certo punto, abbandona la consueta grammatica e le consuete traduzioni di eventuali brani contenuti nei libri di testo dove le consegne sono, purtroppo, per la maggior parte in italiano e li mette davanti ad un articolo di giornale o una fonte web o ad un video vero. Cosa succede? In genere si scatena il panico generale, perché il documento assegnato è difficile! Come mai anche chi fino a quel momento aveva ottenuto sempre ottimi voti fatica a districarsi con tali fonti?

Arrivare a leggere speditamente una fonte in lingua

La realtà è che per arrivare a leggere speditamente una fonte in lingua o guardare un video che non siano “graduati” e cioè pensati per i ragazzi che stanno imparando la lingua, ci vuole un percorso di apprendimento che abbia fondamenta molto solide, altrimenti si rischia di costruire un castello sulla sabbia.

Poiché le lingue sono, come abbiamo detto molte volte, prima di tutto strumenti di comunicazione e poi materie come approfondito in L’inglese è una lingua, non una materia! appare fondamentale impostare, in maniera graduale, tutta la didattica su un sistema basato sulla pratica dei 4 skill ai fini comunicativi:

  • comprensione orale,
  • produzione orale,
  • comprensione scritta
  • produzione scritta.

Altrimenti, continuando a perdere tempo dietro a traduzioni e orpelli inutili, i ragazzi, posti di fronte ad una fonte linguistica vera, si troveranno nella stessa condizione di dover guidare un’auto senza aver ancora imparato ad attraversare a strada a piedi.

I tempi di apprendimento linguistico

Altro fondamentale aspetto da tenere in considerazione è connesso ai tempi di apprendimento linguistico. L’apprendimento è funzione della quantità di esposizione ad una lingua ed al metodo di insegnamento. Pertanto, non si può ragionevolmente pensare che dopo poco tempo di inglese scolastico i ragazzi siano pronti ad affrontare la lingua “vera”, soprattutto se hanno avuto un metodo di insegnamento che non li ha traghettati verso quel traguardo. Vedi l’articolo Il lungo viaggio dell’apprendimento linguistico

Anche io, qualche anno fa, sperimentai esattamente quello che può essere capitato ai vostri figli. Frequentavo la seconda liceo scientifico dove l’inglese era insegnato in maniera molto scolastica, fortunatamente io venivo da tre anni di medie con un’insegnante eccezionale e durante la scuola elementare avevo seguito corsi pomeridiani. All’insegnate venne in mente di assegnarci degli articoli tratti dalla rivista americana Newsweek per poi produrne il riassunto. Il mio articolo riguardava un programma informatico. Avete mai letto un articolo di Newsweek? Se volete fare un test eccovi il link e buon divertimento! Newsweek.

Ero alquanto disperata, perché in inglese ero solita avere voti molti alti. L’arcano si svelò anni più tardi, quando ero in procinto di dare la certificazione di Cambridge di livello più alto (CPE Certificate in Proficiency English), quella che attesta la conoscenza linguistica di uno straniero equiparandolo ad un madrelingua. Quell’anno, a 24 anni, avevo l’abbonamento a Newsweek che ormai leggevo agevolmente. In mezzo, cioè tra il mio secondo anno di liceo e la conquista del CPE, erano passati anni di studio con corsi privati in full immersion, esperienze all’estero con persone provenienti dai quattro angoli del mondo ecc…. insomma una bella differenza direi!

See you all in the next adventure!


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