17 Maggio 2010 ARTICOLI

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Abc alimentare

Uno chef inglese parte alla volta degli Stati Uniti con l’intento di scatenare una rivoluzione. La sua prima meta è Huntington, West Virginia, secondo le statistiche governative la località con la più alta percentuale di decessi causati dalla cattiva alimentazione.

Lo chef si chiama Jamie Oliver e il filmato che documenta la sua epica impresa comincia in una scuola elementare, o meglio, nella mensa della scuola, dove a colazione si servono pizza e ciotole di “cereali” immersi in un liquido rosa fosforescente, che qualcuno pensa sia latte. “Che cosa sono questi?”, chiede Jamie mostrando ai bambini un grappolo di pomodori. Dopo qualche minuto di silenzio, un bimbo alza la mano e suggerisce: “Patate”.

Se da una parte penso che in Italia questo non potrebbe mai accadere (grazie anche alla normativa sulle mense scolastiche), dall’altra non vorrei illudermi troppo. Nei miei laboratori di Bambini in Cucina, infatti, i pomodori e le carote vengono sempre riconosciuti, ma appena mi sposto al di là di un ristrettissimo ventaglio alimentare, i bambini annaspano. Sedano, finocchi, spinaci, piselli nel baccello, ananas e kiwi sono oggetti misteriosi e i pochi bimbi che li hanno già assaggiati, li hanno visti solo a pezzetti nel piatto e quindi non sanno fare il collegamento con l’ortaggio intero.

Come possiamo fare per restituire ai nostri bambini questa competenza? Tanto per cominciare, se proprio non riusciamo a fare loro assaggiare nuove verdure e nuovi frutti, perlomeno non dobbiamo smettere di acquistarli e prepararli per noi adulti, magari chiedendo ai bimbi di darci una mano in cucina, di tuffare le mani nel lavandino per lavare un peperone o una zucchina, giusto per il piacere di toccare, di fare, di conoscere…


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