7 Gennaio 2013 ARTICOLI

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Alessandro e il topo meccanico

Autore
Lionni Leo
Casa Editrice
Babalibri
Anno prima edizione
2008
Pagine
38
ISBN
9788883621833

Succede spesso. Si acquista un libro perché la copertina, il titolo o la storia creano una risonanza, ne avvertiamo una somiglianza con le nostre vite, accendono una scintilla.

Il libro di Leo Lionni, acquistato a pochi giorni dalla nascita di mio figlio Alessandro, non poteva passare inosservato dato che il suo protagonista porta lo stesso nome. Non solo: Leo Lionni è un maestro della letteratura per l’infanzia e i suoi lavori, sebbene realizzati diversi decenni fa e oggi riediti dalla casa editrice Babalibri, mantengono ancora una freschezza e un fascino capaci di catturare grandi e piccini.

La storia si apre con il più classico dei cliché: Alessandro è un topo in carne e ossa e per definizione i roditori sono il bersaglio preferito delle donne di casa (solo loro?) che a suon di ramazzate e lanci di pentole e tazzine danno loro la caccia. Il nostro protagonista non riesce a darsi pace di quest’odio, soprattutto perché nel tepore di quelle stanze da cui cercano di stanarlo vive un altro topo con rotelle al posto delle zampe e una chiave di ferro sulla schiena.  Come se non bastasse, questo topo meccanico è il gioco preferito della piccola Gisella e a lui sono riservate coccole e attenzioni. Ecco che allora il grande Lionni riesce, attraverso la relazione dei due personaggi, a parlarci di un sentimento molto diffuso tra i bambini: l’invidia, il desiderio di possedere qualcosa di nuovo, sia questo il giocattolo dell’amico o le amorevoli cure che magari un adulto riserva ad altri. Alessandro vorrebbe essere come il topo meccanico e questa sua aspirazione è talmente forte da potersi quasi realizzare quando l’incontro con una lucertola dai poteri magici gli aprirebbe le porte di una vita diversa.

La storia prende però una piega diversa perché, complice il compleanno della piccola Gisella e l’arrivo di tanti nuovi e più attraenti giocattoli, il topo meccanico giace abbandonato in uno scatolone, ormai trascurato dalla sua proprietaria.

Alessandro sarà allora capace di un gesto generoso, proprio come quello di un bambino, incapace di provare rancore e di farsi divorare del tutto dal germe dell’invidia.

Lascio al lettore scoprire il finale e mi concedo ancora un paio di riflessioni.

La prima riguarda la capacità di Lionni di coniugare un testo così semplice ma denso di contenuti con la sua caratteristica espressione grafica dove domina l’uso del collage e delle tinte accese. La costruzione delle tavole è perfetta ed è capace di trasformare ogni pagina in una scoperta.

La seconda è un invito rivolto agli adulti non solo a riscoprire la genuinità delle emozioni dei bambini, ma anche ad assumere atteggiamenti di acquisto e consumo più consapevoli e responsabili. Se anche a voi, come a me, piace continuare a credere che nei giochi risieda sempre un’anima, forse dovremmo impegnarci a ridurne la quantità a favore della qualità. Chissà che il famoso “pochi ma buoni” non ci faccia riscoprire in qualche angolo dimenticato topini meccanici, bambole e carillon che tanto hanno riempito le nostre giornate di giochi e tanto ancora potranno fare con i nostri bambini.

Per maggiori informazioni sulla storia e la carriera di Leo Lionni vi rimando al blog della casa editrice Prìncipi e Princìpi che dedica alcuni dei suoi post ai grandi maestri della letteratura per bambini:

http://principieprincipi.blogspot.it/search/label/Leo%20Lionni


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