21 Aprile 2019 L'ESPERTO RISPONDE

LABirINTO

Le dottoresse Nota e Garritano psicologhe, e Daniela Meschieri, psicologa e psicoterapeuta, propongono percorsi di gruppo, consulenze, valutazione cognitiva, per promuovere il benessere emotivo-cognitivo dei bimbi e dei loro genitori. Per contattarle [email protected] o 340/87.15.241

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Aggressività in un bimbo due anni e mezzo

Cara dottoressa,
mi rivolgo a lei nel tentativo di capire qualcosa in più circa il comportamento di mio figlio.
È un bambino di due anni e mezzo, da circa due mesi non più figlio unico ma con una sorellina. E’ un bimbo molto vivace, dal temperamento forte. Ogni emozione o frustrazione la butta fuori e nel bene e nel male ti travolge e coinvolge.
Frequenta una ludoteca privata, l’inserimento per lui è stato traumatico, non voleva più nessuno se non me nonostante abbia un fantastico rapporto con la nonna materna non voleva neanche lei. Un ulteriore trauma c’è stato al ritorno dalle vacanze dopo un tentativo di farlo stare non più solo la mattina ma anche il pomeriggio, la sua reazione è stata forte tanto da vivere due mesi con la paura che io non ci fossi.
Ha passato la fase dei morsi ora è quella che allunga le mani, a volte prova a sputare, si pone spesso in un atteggiamento di sfida molto di più con il padre, a cui risponde indispettito,alza le mani e allontana dicendogli di andare via.
Tra me e mio marito io sono più rigida, lo sono sempre stata, tant’è che mio figlio mi ascolta nella maggior parte dei casi, mio marito, che per lavoro spesso non c’è, preso da sensi di colpa è più permissivo e sembra che agli occhi del figlio non abbia autorità. Ci rimane molto male e si domanda quale sia la chiave giusta.
Nell’attesa di una vostra risposta vi ringrazio.

Gentile signora,
la ringraziamo per la sua domanda, così ricca di dettagli sui vissuti emotivi che coinvolgono tutte le persone a lei care. Antonio è un bimbo che racconta con le sue reazioni aggressive tappe che nello sviluppo sono importanti, significative, ma lei le chiama proprio “traumatiche”.

Le parole che usiamo sono fondamentali, perché sono la condivisione in famiglia degli eventi quotidiani. E un “trauma” è un episodio che sconvolge per la sua carica emotiva, sia perché in sé molto complesso sia perché dall’altra parte c’è una fragilità, che impedisce di farvi fronte a sufficienza. La ludoteca privata, l’orario pomeridiano, infine la nascita di una sorellina, sono momenti di crescita in cui un bimbo piccolo è messo a dura prova e a due anni e mezzo è davvero come superare una montagna, ma quell’aggressività lì è proprio speculare all’idea degli adulti che ci sia stato un “trauma”. Mamma pensa che sia sconvolgente, io penso di essere sconvolto. Inutile dire cosa venga prima e cosa dopo. Resta il fortissimo legame tra voi due, ribadito dalle reazioni alla ludoteca, dal rifiuto di nonna, dalla paura in una sua scomparsa. Saremmo curiosi, ad esempio, di sapere ora come è stato raccontato il passaggio all’ospedale dove immaginiamo che lei non ci sia stata per davvero per alcuni giorni.

Ci viene da sottolineare, però, che suo figlio sta sperimentando anche qualcosa di nuovo per far fronte alle sfide della vita. Si sta interessando ad un confronto da “uomo a uomo”, mentre lei prova a essere mamma di una bambina. In fondo, se mamma non c’è, talvolta è anche perché dedica attenzioni a papà, tanto che è anche nata una sorellina. E in questo, chiediamo a suo marito di resistere e di non prendere troppo alla lettera questa “guerra”, suo figlio ha bisogno dell’autorità paterna, semplicemente per questo la sfida, i sensi di colpa sono una cosa tra adulti, per questo le suggeriamo di stare accanto a suo marito per capire insieme l’origine di questi sensi di colpa.

In bocca al lupo.

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