Gentile mamma,
cogliamo la sua domanda per approfondire una questione che riscontriamo spesso: la necessità di una mediazione tra casa e scuola.
L’inserimento a scuola è carico di emozioni e aspettative che riguardano sia adulti sia bambini: un nuovo contesto, persone che non si conoscono, la speranza che vada tutto bene.
Poi ci si scontra con i limiti della realtà: tanto impegno per sperare che almeno vada tutto bene.
E in qualche caso si fatica un po’ di più, ma poiché ci interessa trovare una soluzione, non ci fermiamo, cominciamo a ragionare e fare mille ipotesi, e soprattutto iniziamo a valorizzare ogni dettaglio perché possa aiutarci a capire meglio, ad agire meglio. Il tono brusco della maestra non piace, ma non basta, lo memorizziamo come significativo, segnale di qualcosa che non va nella nostra situazione.
In verità, potrebbe nascondere l’imbarazzo dell’insegnante nel parlare di certe cose, oppure la frustrazione per dover esporre una propria difficoltà, la timidezza nei confronti di genitori che non si conoscono, ecc., ma diventa segnale che ci riguarda da vicino.
In questa riflessione continua, l’unica cosa visibile all’esterno, è un’immobilità dei rapporti, perché non si sa più bene come avvicinarsi l’un l’altro.
La paralisi del suo bambino ben racconta questa difficoltà.
E quando lei ci chiede se deve sospettare qualcosa, è perché in verità già sospetta qualcosa, e qualcosa che sa di sfiducia e di paura, perché altrimenti non chiamerebbe in causa il senso del dovere. Le chiediamo allora cosa le fa pensare che la “paralisi” di suo figlio, sia legata a qualcosa di brutto che succede all’asilo e non ad una difficoltà di relazione tra gli adulti o ad un cambiamento che ancora non è stato elaborato.
Non è una questione di torti o ragioni, lei ha tutto il diritto di pensare di cambiare classe o asilo se questo la rasserena, le chiediamo di fermarsi solo a pensare come racconta tutto questo per come lo racconterà a suo figlio.
Ci faccia sapere e in bocca al lupo.