Buongiorno Papà Alessandro,
la vita con i gemelli deve essere davvero curiosa (oltre che gioiosa e impegnativa), soprattutto per l’interazione tra i due cuccioli che sono cresciuti insieme nella pancia e immagino ricerchino il contatto reciproco anche ora.
E’ davvero la domanda clou dei neogenitori quella che ci porti: qual è il confine tra bisogno e vizio?
Ecco, a me già verrebbe da scrivere vizio tra virgolette.
Andiamo a vedere il significato di “vizio” e “bisogno” da Treccani (estrapolando le parti più significative per il nostro contesto):
Vizio
“1. Abitudine profondamente radicata che determina nell’individuo un desiderio quasi morboso di cosa che è o può essere nociva: avere il v. di bere, di fumare, o anche il v. del vino, del fumo; acquistare, perdere il v. del gioco
2. Abitudine non buona, difetto fastidioso ma non grave: ha il v. di parlare troppo, di non essere puntuale, di star sempre con la testa fra le nuvole.”
Bisogno
“Più comunemente, specie nella locuzione avere b., indica: … la necessità di procurarsi ciò che manca per raggiungere un fine determinato, oppure ciò che è ritenuto utile per il conseguimento di uno stato di benessere materiale o morale”.
A cosa ti fanno pensare queste definizioni? Il contatto, la cura, la vicinanza possono essere considerati dei vizi nelle persone? Parlo volutamente di persone e non solo di bambini anche se la tua domanda si riferisce a neonati di 5 mesi: quale persona, adulta o bambina, può sentirsi in buona salute fisica e mentale in assenza di una buona relazione con altri esseri umani?
Se questo vale per gli adulti, a maggior ragione è sensato parlarne a proposito dei bambini, nei quali vi è dipendenza assoluta dalle figure di riferimento per il soddisfacimento dei bisogni primari di cibo, sonno, contatto, cura. Questo non significa annullare la vita dei genitori in funzione dei bisogni dei bambini, ma soddisfare i bisogni di tutti, ciascuna famiglia secondo le proprie modalità e priorità.
Dormire insieme in sicurezza, assecondare la richiesta di vicinanza e contatto, rispondere con sollecitudine ai bisogni dei più piccoli non fa stare meglio solamente loro, ma anche noi. Spesso le mamme mi riferiscono di scoprire che in fondo erano proprio loro a godere del contatto con i bebé, ma che per qualche consiglio esterno era sopraggiunto il dubbio di dover mettere maggiore distanza, disciplina, controllo, come se questo potesse velocizzare i processi di autonomia. In realtà è proprio il contrario: più i nostri piccoli sentono di essere amati attraverso la concretezza fisica dei corpi, della voce, degli sguardi, più facilmente andranno per il mondo con sicurezza.
E teniamo conto che il sistema nervoso è in continua evoluzione e in maturazione fino ai 3 anni: le esperienze di questo primo periodo sono i mattoni emotivi sui quali si basa la vita futura. Se fluiamo nel processo di crescita dei nostri bimbi, superando i dubbi mentali con l’attenzione ai bisogni primari, costruiamo un benessere duraturo in famiglia.
Tanti auguri e buoni sonnellini!
Gabriella Biscaro
Educatrice Perinatale – Professional Counselor
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