Gentile signora,
cogliamo la sua richiesta per affrontare una questione che ci riguarda da vicino: la paura di rivolgersi ad un esperto. Abbiamo una cattiva fama: dallo psicologo ci vanno i matti. Non siamo riconosciuti come una figura sanitaria che opera non solo per la cura, ma anche per la prevenzione e il benessere della persona e di chi la circonda e questo ci dispiace molto.
Prendiamo il suo caso. Non sappiamo cosa intenda per “sgradevole” e nemmeno per “strane azioni” e “iperattività”, che è già un termine tecnico che attribuisce una connotazione critica al suo bimbo.
Sappiamo però che ci descrive un cortocircuito. Nello sport, se mi lanci la palla, cerco di ributtartela, non la voglio lasciar cadere: ecco, è come una palla che rimbalza tra lei e suo figlio, avete stabilito delle regole implicite del gioco, senza accorgervene. E non sembra più un gioco, ma una cosa seria. Lui disobbedisce, lei ricatta, lui alza il tiro, lei pure. Così, in questo rispecchiamento, è difficile uscire, senza far intervenire un altro punto di vista, un terzo, che sia un papà, una nonna, una maestra (ad esempio, come sta suo figlio con gli altri bambini? Un disagio importante di chiunque, grandi e piccoli, viene definito dalla sua pervasività) oppure, meglio ancora, un esperto, perché è esterno e quindi può partire da quello che voi due, mamma e figlio, decidete di raccontare insieme, senza idee preconcette e pregiudizi. E nemmeno giudizi. Ad esempio, può aiutare entrambi a vedere passo dopo passo un’interazione e capire quando vi allontanate. Può aiutarvi a mettere in parole cosa provate: lei si dice non solo esasperata ma anche molto dispiaciuta, chissà come si sente anche il suo bambino quando non riesce a comunicare con mamma e le proprie reazioni vengono viste come “strane”. Inoltre, a volte è più facile esprimere rabbia che paura, questa nostra risposta è sicuramente incompleta, non possiamo con poche informazioni e comportamenti tanto diversi offrire risposte efficienti e esaustive, ce ne rendiamo conto, speriamo solo che un po’ di fiducia possiamo avergliela data per affrontare una consulenza. Da parte nostra, da esperte, possiamo dirle che proviamo a dire cose sinceri senza essere sgradevoli, ci appassioniamo alle storie che ci raccontano, possiamo dire che facciamo proprio il tifo, riprendendo la metafora sportiva di prima.
In bocca al lupo.