Cara mamma,
ti rassicuro subito dicendoti che per quanto riguarda la “paura dell’abbandono”, per l’età della tua bimba, cinque mesi, sarebbe troppo presto. Solitamente compare verso gli otto mesi, quando ci si avvicina al termine dell’esogestazione e i bambini capiscono che la mamma è una persona a sé e non un loro prolungamento.
Quando parli di associazione gesto-azione, certamente non sbagli. I bambini sono molto intelligenti e intuiscono quello che accadrà subito dopo, proprio dalla routine di alcuni gesti che precedono quella determinata azione (vedi bagnetto-nanna o bavaglino-pappa).
Lei vi osserva proprio per questo motivo, vedere se dopo quel gesto che lei ormai conosce bene (la consegna del gioco/pupazzo o essere messa sul tappetone) accade la stessa cosa delle volte precedenti. Se lo aspetta.
Questo per lei è rassicurante da una parte e interessante dall’altra, perché vi guarda dauna nuova prospettiva: da terra, non più mentre è in braccio. Che cambiamento!
Ora ci sente e ci vede molto meglio e tutti gli stimoli che la circondano le arrivano con un’intensità maggiore, comprese le azioni di mamma e papà.
Ti dico anche che l’”oggetto transizionale” (D.W. Winnicott) non servirebbe neanche in questi casi, perché comunque voi siete lì, non avete necessità di essere “sostituiti”, come
accadrà invece nel momento del ‘distacco’ al nido.
Gli oggetti che le proponi non devono avere questa funzione, ma bensì quella di scoperta, esplorazione. Ti consiglio dei giochi montessoriani adatti alla sua età, primo fra tutti il
‘cestino dei tesori’, con pochi pezzi, oppure le bottiglie sensoriali.
Il peluche che deciderai di usare come oggetto transizionale non usarlo come sostituto adesso, perché non serve. Fallo solo quando la bimba andrà al nido. Un pupazzetto o una copertina, che facciano abitualmente parte della vita della bambina.
Mi auguro di aver risposto ai tuoi dubbi e ‘abbraccio’ sia te che la tua bambina.
A presto!
Francesca Arzilli – Consulente in puericultura
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Foto di copertina a commento della paura dell’abbandono è di Juan Encalada