22 Giugno 2019 L'ESPERTO RISPONDE

LABirINTO

Le dottoresse Nota e Garritano psicologhe, e Daniela Meschieri, psicologa e psicoterapeuta, propongono percorsi di gruppo, consulenze, valutazione cognitiva, per promuovere il benessere emotivo-cognitivo dei bimbi e dei loro genitori. Per contattarle [email protected] o 340/87.15.241

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Rifiuto del cibo in un bambino di 3 anni

Buona sera dottoressa!

Sono la mamma di un bimbo di 3 anni, lui ha sempre avuto problemi con il cibo, durante lo svezzamento mangiava le pappe impiegandoci tantissimo tempo e sempre controvoglia, andando avanti abbiamo fatto degli esami perché a 2 anni non voleva più mangiare, lui non ha mai voluto assaggiare cose solide e non masticava nulla, abbiamo scoperto che soffriva di reflusso e che il suo stomaco si svuotava più lentamente del normale quindi abbiamo pensato che l’inappetenza era dovuta a questi problemi, al bambino Gesù ci hanno inserito per fargli 2 cicli di rieducazione alla masticazione e abbiamo anche fatto la cura per il reflusso.

Adesso vado all’asilo e li mangia e mastica tutto ma a casa si rifiuta di mangiare, vuole solo latte e a volte pasta in bianco.

Ho cercato di invogliarlo a mangiare in tutti i modi: giocando, con l’aiuto dei cartoni, premiandolo quando riuscivo a fargli mangiare qualcosa, mettendolo in punizione cioè togliendogli i cartoni e i giochi che ama, adesso sto provando a lasciarlo a digiuno se non vuole mangiare non gli do neanche il latte, ma sono preoccupata perché lui è molto sotto peso non cresce e la pediatra ha detto che se continua a non voler mangiare si dovrà ricorrere all’aiuto dell’ospedale cioè flebo, io non voglio arrivare a questo punto mi può aiutare lei?

Come mi devo comportare con mio figlio per convincerlo a mangiare?
Grazie mille.

Cara mamma,
grazie per averci scritto.

Il tema dell’alimentazione è un tema assai delicato perché il cibo non è semplice alimentazione ma qualcosa di più. Non è solo nutrimento per il corpo ma nutrimento per la mente e lo sviluppo affettivo. Da qui deriva la necessità di pensare al momento del pasto come ad un momento bello e divertente. Dato che ci sono dei problemi in questo ambito, immaginiamo che per lei e il suo bimbo sia diventato un momento difficile da gestire, con preoccupazioni varie e difficoltà. Molto spesso poi si tratta di bimbi sottopeso e quindi ci si mette anche il pediatra con l’ansia che il bimbo deve mettere su qualche chilo.

In primis, deve capire se esistono delle cause organiche e mediche per cui il suo bimbo non mangia. Se dopo i vari accertamenti, si riscontrano delle problematiche, noi ci fermiamo qua e lei non segua i nostri consigli. Se invece, non si rilevano cause mediche allora il nostro intento è quello di aiutarvi a recuperare quella dimensione ludica e di piacere che assume il pasto.
Occorre innanzitutto svincolarsi dalla preoccupazione se il bambino mangerà o meno in questo pasto. Il suo obiettivo deve essere quello di scoprire insieme il cibo e stare insieme al proprio bimbo. Non importa se il bambino non toccherà nessun pezzo di cibo.

Adesso il momento del pasto è probabilmente caratterizzato da un insieme di emozioni spiacevoli quali ansia, rabbia, frustrazione, disgusto; le sensazioni che devono comparire sono invece il piacere, la bellezza, la scoperta, le coccole. Solo se compariranno queste sensazioni il bambino mangerà con tranquillità in quantità sempre maggiore.
Dato che il momento del pasto ha un forte valore relazionale, è indispensabile mangiare insieme al proprio bimbo proprio perchè non si tratta di “dargli da mangiare” ma mangiare insieme.
Inoltre, nel corso degli anni abbiamo ascoltato tante mamme e sappiamo che uno dei comportamenti molto diffusi,è preparare solo quello che piace al bimbo e che sicuramente mangerà o viceversa proporre nello stesso pasto diverse alternative.

A queste mamme abbiamo detto che conosciamo molto bene le loro paure ma in questo modo il cibo diventa un “problema” e tutto finisce per ruotare intorno a questo tema.
Se il cibo diventa il tema predominante in una famiglia, è molto facile che poi si sviluppi un vero e proprio disturbo alimentare.

Il tema “cibo” non deve prevalere, ma entrare a far parte delle narrazioni della famiglia, allo stesso modo di altri temi come l’amore, il tempo libero, il gioco.
Buona vita

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