7 Settembre 2010 L'ESPERTO RISPONDE

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Un figlio che non arriva dopo un raschiamento

Buon giorno, scrivo perchè avrei bisogno di un consiglio.
A gennaio sono rimasta incinta e a sette settimane ho subito un
raschiamento in quanto non c’era il battito.
Da allora non sono ancora riuscita a rimanere incinta, nonostante vari controlli in cui mi è stato detto che è tutto a posto.
Tutti mi dicono che devo stare tranquilla e che ci vuole del tempo, che se la vivo con l’ansia rischio di non rimanere mai incinta. Ma tutti i mesi all’arrivo del ciclo è una vera tragedia, pianti, tristezza, delusione e rabbia verso tutto e tutti.
Vi chiedo cosa e come posso fare per poter vivere questo periodo di attesa nel miglior modo possibile ed evitare di stare così male?
Grazie per i consigli che mi vorrete dare.
Valeria

Cara Valeria,
perdere un bambino è un’esperienza estremamente dolorosa e traumatica.
L’investimento affettivo sul figlio da parte della donna incomincia prestissimo e fin dalle prime settimane di gestazione l’embrione viene inconsciamente percepito e amato come un figlio.
Se la gravidanza si interrompe si attraversa un periodo di vero e proprio lutto in cui, inevitabilmente, tristezza e rabbia si alternano.
L’angoscia è molto forte ed è necessario un po’ di tempo per riuscire ad accettare la separazione da quel figlio fantasticato che non verrà mai alla luce.
Nel suo caso, ha la fortuna di poter cercare immediatamente un nuovo concepimento, e questo è un bene, ma è ovvio che per lei l’idea di affrontare una nuova gravidanza implichi timori e ansie in misura molto maggiore del consueto.
Non è facile, come suggerisce il senso comune, semplicemente “stare tranquille”.
È necessario che la sua sofferenza trovi spazi e modalità adeguate di espressione, che il dolore si attenui, affinché si crei la condizione psicologica per accogliere un eventuale altro figlio.
Egli non sarà un sostituto di quello che ha perso, e non potrà annullare il dolore per quanto è accaduto, anche se le porterà infinita gioia.
Provi ora a condividere i suoi sentimenti con il partner e cerchi la vicinanza di persone a lei care; si conceda di attraversare gli inevitabili momenti di tristezza, ma provi a mantenere vivi altri suoi interessi mentre è concentrata sul suo progetto procreativo.
Se le sue difficoltà perdurassero, consigliamo comunque di rivolgersi a un medico esperto in medicina della procreazione e di approfondire le cause organiche del mancato concepimento; si informi anche rispetto alle cause del passato aborto, poiché esistono oggi semplici esami del sangue che svelano anomalie che procurano aborti ripetuti e che possono essere curate.
Richieda inoltre il sostegno di uno psicologo per ridurre il livello di ansia, soprattutto se le sue reazioni emotive all’arrivo del ciclo mestruale rimanessero intense e difficili da gestire.

Saluti dallo staff dello Studio di Psicologia Relazionale.

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