Cara Beatrice,
mi pare di percepire in te la preoccupazione di non essere in grado di dare a tua figlia l’affetto e le attenzioni che desidereresti, con il timore che lei pensi che nessuno le vuole bene.
Ti metti in discussione come mamma chiedendoti se davvero riesci a dimostrarle il tuo affetto, sempre distratta e presa dal “fare” piuttosto che dall’ “essere presente” per lei.
Ripensi agli episodi di distacco quando va al mare con la nonna o quando tu e tuo marito vi prendete qualche periodo di relax, anche se Martina è tutt’altro che abbandonata: voi le spiegate le motivazioni delle vostre scelte e la chiamate due volte al giorno. Ma anche in questa occasione tu rimani colpita dalla sua espressione: “Quasi non mi ricordo più come siete fatti”. Pare ti resti un sottile dubbio se hai fatto bene o forse un sottile senso di colpa per averla lasciata con altri.
In qualche modo pare che tu ti senta a disagio quando non sei tutta per lei.
Del resto dici che anche tu mal sopporti che Martina preferisca suo padre e gli amici a te e reagisci male, con parole dure. Tu dici: “So benissimo che non dovrei”. Ma nonostante ciò lo fai lo stesso, perché quello è comunque il tuo modo di sentire nei suoi confronti.
Le domande che ti poni nascono proprio da questo tuo sentire. Ed è a questo punto che tu puoi provare a percepire con più chiarezza i tuoi sentimenti. Solo modificando il tuo modo di percepire la vostra relazione, libererai anche lei da questa esigenza di averti tutta per lei.
L’esigenza dei bambini di essere al centro dell’attenzione nasce dal loro egocentrismo che va superato nel corso della crescita ed è compito dei genitori aiutarli in questo percorso.
Del resto tu senti il fastidio per la sua pretesa di essere sempre al centro della scena, non solo di fronte alle sue amichette, ma anche quando c’è la nonna o altre persone a cui tu concedi la tua attenzione o fai qualche complimento. Lei cerca di mettersi in mostra, disubbidisce e tu ti senti poco autorevole. E di nuovo esprimi un dubbio su te stessa e sulla tua capacità di rispondere alle esigenze di crescita di tua figlia.
Prova ad ascoltarti, a sentire quel che provi non solo quando lei ti provoca con l’insofferenza, la ribellione o il ricatto affettivo, ma anche nel tuo personale sentire nei suoi confronti.
Quando avrai chiarezza dentro di te rispetto a quel che tu stessa provi e desideri per tua figlia, riuscirai a trovare modalità che favoriscano la sua crescita, che tu desideri, come emerge chiaro dalla tua lettera e dalle tue preoccupazioni.
Riuscirai a mandarle messaggi più chiari e ad ascoltare anche lei e le sue esigenze, aiutandola ad uscire dalla trappola di una relazione unidirezionale. Anche lei capirà nel tempo che essere amati non vuol dire essere prigionieri in una relazione.