8 Luglio 2011 L'ESPERTO RISPONDE

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Dinamiche complicate

Vi scrivo perché nella mia famiglia il clima poco sereno.

Sono mamma di tre bambini la prima di 9 anni la seconda di 6 e il terzo di 4
e sono in difficoltà perché non riesco ad essere una mamma efficace.

Ormai
sono così stanca che mi pesa stare con i miei figli, lavoro ed a volte
preferirei rimanerci che rincasare e tuffarmi nulla routine famigliare.
Il
rapporto più difficile è comunque con la bimba di 6 anni si oppone sempre
più spesso a ciò che le chiedo.

La notte si sveglia e viene nel lettone ma
non le basta dormirci mi deve stare appiccicata quando non scalcia e se mi
sposto mi segue.
Vedendo la sorella da un po’ ha cominciato ad arrivare
anche il più piccolo che si muove come la sorella, così al mattino io e il
marito siamo stanchi e irascibili.

Come se non bastasse al mattino, momento
in cui mi devo arrangiare a prepararli i capricci sono parecchi non vorrebbe
mangiare ci mette un sacco a vestirsi e non vuole andare a scuola e così
cominciamo la giornata già male.

A scuola è serena ma è più chiusa dei
compagni è sempre stata una bimba timida che non ama il confronto preferisce
aiutare la maestra che giocare con i compagni ed è anche brava, è sempre
stata molto autonoma anche se da quest’anno in casa è un po’ regredita.

Inoltre è cocciuta e dei tre è la più provocatrice e ci scappa spesso un
litigio con i fratelli che se coinvolge la più grande finisce che il papà la
incolpa ingiustamente.

Così vi raccont anche l’altro motivo della mia lettera: la primo
genita, continua a lamentarsi e ci parla, molto spesso frignando, che non
può avere quel vuole, che non accetta il no come risposta e continua ad
insistere fino al momento in cui ci arrabbiamo ed allora si dispiace ed è
arrivata a dire (poche volte per fortuna) che lei non è una brava bambina.
Le
cose così non possono continuare.

Cerco di essere obbiettiva ma se cedo
poi non riesco più a gestirli, se sono severa loro non lo accettano e per di
più io e mio marito non agiamo allo stesso modo, quindi se da un lato noi
fatichiamo di più loro ci marciano.
Forse il problema siamo più noi genitori
ma se è difficile educare i figli è ancora più difficile relazionarsi con
chi non comunica.

Grazie per la vostra attenzione penso sia importante per i
genitori potersi confrontare con persone competenti e obbiettive cosa che
difficilmente noi mamme e papà riusciamo ad essere perché siamo
affettivamente coinvolti.

Cara Michela,
la percezione che mi arriva è che per te la realtà familiare sia un’esperienza che ti sovrasta e che non riesci più a controllare.
Ti pesa stare con i tuoi figli perché sei stanca e costretta a “tuffarti” in una routine che non riesci a gestire.
La notte dormi male perché la bimba di sei anni viene nel lettone, seguita dal fratello e al mattino cominci già male la giornata. Perché la bimba viene nel lettone? E anche il fratellino? Perché questo minimo spazio tuo viene invaso dai figli senza che tu possa avere il giusto riposo che ti permetterebbe di affrontare la giornata in tutt’altra maniera? Non credo che tu possa trovare un po’ di serenità se non trovi il modo di delimitare chiaramente gli spazi tuoi e dei tuoi figli. Anche per loro non è affatto positivo non imparare a dormire nel proprio letto, in questa ricerca continua del contatto con i genitori, di cui probabilmente sentono la necessità per la mancanza di argini definiti. Mi viene in mente l’immagine di genitori che eludono e subiscono la situazione invece di affrontarla, costantemente rincorsi da figli alla ricerca di una presenza sicura e rassicurante.
Penso che dovresti partire proprio da te, ascoltarti in questo disagio che hai manifestato. Non pensi sia importante prima di tutto provare a stare bene tu e soprattutto essere convinta che questo sia un tuo diritto?
Se tu riuscissi a mettere il tuo benessere in primo piano, potresti cominciare ad essere più serena nel porre limiti ai tuoi figli, nella certezza che limiti ben definiti fanno stare meglio anche loro. I tuoi figli percepiscono il tuo stare male con loro e ti pongono sempre più richieste, in qualunque modo lo facciano, con ricerca di contatto, capricci, provocazioni, lamentele, sensi di colpa o altro.
Tu poni la questione nei termini di cedere o essere severa. Il problema non è come essere con loro, ma con te stessa. Tu sei la persona adulta che, consapevole di esserlo, funge da guida per loro, partendo dalla propria esperienza sia pratica e concreta nella realtà contingente, sia interiore, di riconoscimento e sicurezza personale. Allora non avrai bisogno né di cedere, né di essere severa: sarai semplicemente te stessa, con quel che senti e vivi, e saprai ascoltare loro e le loro esigenze e saprai dare risposte come fai con te stessa.
Mi rendo conto che è un processo che richiede un lavoro di riflessione e contatto con te. Ma non trovo altro modo per fare sì che il rapporto con i figli diventi un processo naturale, un fluire di rimandi reciproci fra genitori e figli, dove entrambi possano stare bene.
Come tu dici giustamente, ”se noi fatichiamo di più loro ci marciano”. Ma non credere che questo “marciare” sia piacevole per loro, per loro è solo un tentativo di trovare una via di uscita.
Per questo insisto sul fatto che è importante che voi fatichiate poco e riusciate ad essere più soddisfatti.
Tu accenni ancora a modi diversi di agire fra te e tuo marito e alla difficoltà di comunicazione con lui sull’argomento. Questo può essere un ulteriore problema per te. Sono tuttavia convinta che cercando serenità, equilibrio e sicurezza per te stessa anche nell’ambiente familiare, potrai fare molto per modificare la situazione.

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