21 Ottobre 2015 L'ESPERTO RISPONDE

Lucia Barolo

La dott.ssa Lucia Barolo, Psicologa e Neuropsicologa, svolge valutazione e riabilitazione neuropsicologica per i disturbi cognitivi, sostegno per disagi del bambino e dell’adolescente; attività di parent training; attività di consulenza tecnica di parte legate a separazioni e divorzi, affidi e valutazioni delle capacità genitoriali; interventi di supporto e sostegno alla genitorialità; attività di sostegno psicologico alle coppie con bambini con difficoltà cognitiva e fisica. Riceve su appuntamento presso il suo Studio di Torino e presso lo Studio Emovere, viale Angeli 26/bis – Cuneo cell. 339-3163133 - [email protected]

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Bambino di 4 anni che si rifiuta di disegnare

Salve sono una mamma di due meravigliosi bimbi, la piccola di 7 anni e il piccolino di 4 anni. Vorrei un consiglio, se possibile, circa un comportamento del piccolino. Pasquale frequenta il terzo anno di scuola materna (anche se in realtà gli anni precedenti ha frequentato poco e nemmeno mangiava, diciamo che quest’anno frequenterà come deve). Da sempre il piccolo ha evidenziato un carattere molto autonomo ed indipendente (vestirsi, lavarsi ecc) ma, allo stesso tempo, è molto testardo, non ubbidisce sempre (neanche alle maestre) e se si incaponisce di non voler fare delle mansioni non ce verso di convincerlo (nonostante io non sia una madre permissiva, anzi…). Ha un rapporto con il cibo abbastanza strano, io lo definisco “odio-amore”, non è un gran mangione e molto spesso si aiuta ancora con le mani, nonostante ripetiamo sempre che si usano le posate. A tal proposito, ho sempre attribuito tale rapporto con il cibo al suo problema di “adenotonsillectomia” che, però, abbiamo risolto qualche mese fa con l’intervento. Adesso mangia di più ma non quanto e come dovrebbe. Altra “caratteristica” del mio piccolo è che ha una passione per i giochi di logica: puzzle, i regoli della sorellina, sottrazioni e addizioni, scrive qualche letterina, inoltre mentre gioca ha un ordine ben preciso anche su come sistemare i suoi giocattoli. Ciò nonostante però ho notato che non ama disegnare, si rifiuta, dice di non essere in grado. Tutto ciò è successo anche a scuola, l’altro giorno ho trovato il piccolo in lacrime perché gli altri amichetti stavano giocando mentre lui solo seduto e “costretto” a disegnare…il foglio era ancora bianco!!! In compenso colora molto, a casa e a scuola e credo lo faccia nel modo corretto, rispettando i contorni e i colori adatti. Quale potrebbe essere il motivo del suo rifiuto verso il disegno? devo preoccuparmi?? Grazie tante e buona giornata.

Buon Pomeriggio! Gli elementi descritti del comportamento di suo figlio porterebbero a pensare ad un disagio emotivo da parte del bambino. Iniziamo da disegno. Da quando è in grado di tenere in mano una matita, il bambino scarabocchia, crea segni e poi disegni; manifesta in questo modo l’esigenza di dare conto di sé attraverso segni che, a prima vista, sembrano indecifrabili, mentre sono discorsi sensati ed eloquenti. Il disegno è per la maggior parte dei bambini una delle forme predilette di comunicazione, soprattutto di dialogare con sé stessi. Infatti, attraverso di esso, il bimbo può esprimersi sul piano emotivo ed intellettivo, parlando di sé e dei suoi vissuti.

Discorso analogo vale per l’alimentazione: essa è legata a determinate situazioni emotive e poche persone considerano il mangiare soltanto come un mezzo di nutrimento. In realtà nessuno di noi riesce ad essere del tutto distaccato od emotivamente indifferente al cibo, perché la fame spesso si confonde con le emozioni.

Ogni sintomo manifestato, ha un valore relazione profondo: è probabile che Pasquale, attraverso i suoi rifiuti – verso il disegno ed in parte verso il cibo – voglia comunicarvi qualcosa di specifico e che utilizzi i mezzi e i canali comunicativi che egli conosce meglio.

Costringerlo a svolgere attività a cui non desiderava partecipare, non aiuta il bimbo ad affrontare le situazioni ma a chiudersi ancora di più.

Un dialogo aperto e chiaro verso i timori e preoccupazioni di Pasquale, magari investigando anche qual è stata la causa scatenante, aiuterebbero suo figlio a riconoscere le propri emozioni, affrontandolo con un adulto con cui si sente sicuro.

Buon “dialogo” con Pasquale!

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