4 Novembre 2021 L'ESPERTO RISPONDE

LABirINTO

Le dottoresse Nota e Garritano psicologhe, e Daniela Meschieri, psicologa e psicoterapeuta, propongono percorsi di gruppo, consulenze, valutazione cognitiva, per promuovere il benessere emotivo-cognitivo dei bimbi e dei loro genitori. Per contattarle [email protected] o 340/87.15.241

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Rifiuto al cibo di un bambino di 13 mesi

Mio figlio ora ha 13 mesi e pesa 7,8 kg. Non mangia. Tutto e’ iniziato quando aveva appena 1,5 mesi. Ho rifiutato mio seno, piangeva come dal dolore. Era ricoperto da enzima. Ho provato il latte artificiale consigliato dal pediatra (nonostante mi dispiaceva perche’ avrei voluto allattare, ma mio figlio perdeva peso). Nulla. Ho dovuto svezzarlo a quasi 3 mesi. Nulla. Settimane passate in ospedale. Nulla. Riuscivo a dargli da mangiare sono nel sonno, poco alla volta, perche’ il suo sonno era molto leggero. Vita da incubo fino ai suoi 5 mesi. Poi il pediatra ci ha consigliato di provare il latte utile per le allergie al lattosio. C’è stato un miglioramento. Enzima se ne andata. Ma per poco. Mio figlio aveva una paura della bottiglia, solo a vederla si metteva a piangere. Con molto pazienta e momenti di
disperazione siamo arrivati ai 8 mesi, devo mio figlio ha rischiato la distrazione per colpa del virus intestinale. Altre due settimane in ospedale. Nessuna spiegazione dai dottori. E’ stata fatta eco, radiografia, feci, sangue, urina. Nulla. Al ritorno a casa ho deciso da sola di provare con il latte di capra intorno ai suoi 9,5 mesi e abbiamo avuto, piano piano, ma e’ arrivato il miglioramento. A 11
mesi mio figlio mangiava tutto, ogni pasto lei finiva con il piacere, apriva la bocca davanti ogni cucchiaino offerto. Eravamo felicissimi. Ma poi di nuovo calo. Dopo aver preso un kilo in un mese per i prossimi 3 non e’ cresciuto per niente, anzi ha perso. No mangia piu’ niente. Non abbiamo nessuna spiegazione. Pediatra dice che sia comportamento, ma non cosa dobbiamo fare. Mio figlio e deperito. Io sono preoccupata e non ho piu’ forze, non so dove sbattere la testa. Ho quasi me stessa. Perche’ un bambino con l’istinto di sopravvivenza non ha fame? Come e’ possibile? Cosa devo fare? Grazie

Cara mamma,
capiamo la sua preoccupazione per il suo piccolo, non è facile per una mamma stare di fronte al proprio bimbo che non mangia e non capirne il perché, e capiamo che la difficoltà aumenti soprattutto di fronte ad episodi di calo ponderale.
Se, come ci dice, sono stati fatti degli esami, ed escluse cause mediche, è necessario spostare l’attenzione sui vari significati del cibo. Il cibo è molto importante per ciascuno di noi, è nutrimento essenziale ma non solo; il cibo è piacere, scoperta, condivisione.
Il cibo racchiude tanti significati diversi, come la cura, la cultura, le tradizioni, i gusti personali, l’emotività, l’accoglienza, l’amore.
Per questo è importante pensare al momento del pasto non solo come momento per calmare una pancia affamata ma come momento privilegiato di gioco, di esplorazione, di coccole, di contatto e conoscenza del mondo intero; cioè un’occasione per intensificare il legame con il proprio bimbo e permettergli un’esplorazione del mondo e di se stesso.
Alla luce di queste considerazioni le suggeriamo di ripensare al momento del pasto con il suo piccolo, ponendosi inizialmente l’obiettivo di trascorrere un momento con lui in cui giocate con il cibo, in cui imboccate per esempio un pupazzo oppure manipolate il cibo (ad esempio potreste creare insieme delle piccole polpettine, o esplorare con i diversi sensi i vari ingredienti). Provi a farlo diventare un momento piacevole, sia per lei che per il suo bimbo, un momento il più possibile scevro da ansie e preoccupazioni per il peso e la quantità di cibo introdotta.
Una volta riconquistato il piacere di stare a tavola, sia per lei che per il proprio piccolo, diverrà più facile mangiare via via sempre di più ed in modo sano ed equilibrato.
L’argomento alimentazione è molto importante e meritevole di un approfondimento proprio perché chiama in causa il legame mamma – bimbo; perciò le suggeriamo di rivolgersi ad un servizio psicologico territoriale che potrà aiutarla più da vicino.

Cordiali Saluti

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